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Nella sezione Sana Sanità #buonenotizie del 14 febbraio 2023
“Chiara Balista ha fondato un’associazione per sostenere chi, come lei, ha il gene mutato Brca. L’anomalia, la stessa di Angelina Jolie e Bianca Balti, determina rischi più alti di sviluppare il cancro. Dopo la Venice Marathon, prossimo step alla gara di Padova
«Brave» come la Jolie. Tumori femminili anche così si previene
Chiara Balista, 45 anni, di Padova, otto anni fa ha preso la decisione che le ha salvato la vita. Si è fatta amputare seno e ovaie, una doppia mastectomia e ovariectomia, come hanno fatto donne famose dello star system, Angelina Jolie e Bianca Balti. In comune con le due dive, Chiara Balista ha il gene mutato Brca, che si scopre con un test genetico e vuol dire alta probabilità di sviluppare la forma di cancro più aggressiva. La sorella l’ha avuto, papà, nonna e bisnonno per il tumore sono morti, così Chiara appena conosciuto il verdetto del test genetico, ha preso la decisione.
«Mi è costato molto dal punto di vista emotivo – racconta Chiara Balista – ma volevo tentare un futuro diverso, riscritto, per me e una via nuova per i miei figli». E sottolinea: «L’immagine di Angelina Jolie e Bianca Balti è certo importante per fare conoscere la mutazione Brca, ma sarebbe il momento di rendere testimonial del problema donne normali. Donne che devono fare i conti con la vita famigliare, figli da gestire (e nel post intervento non è facile), lavoro che magari non permette di fermarsi. Io ad esempio ho avuto dolore per 6 anni a causa delle prime protesi dopo l’intervento di asportazione del seno, ma non potevo non lavorare».
Un percorso difficile e travagliato. «Dietro alla mutazione Brca ci sono controlli serrati, ereditarietà, paure, attese, chemio, radio, pianti, figli, rinunce, cambiamenti, dolore». Per questo, da qualche mese Chiara Balista ha fondato «Br.a.ve. Brca associazione Veneto» (www.braveassociazione.it), per sostenere le persone con mutazione genetica, ma soprattutto per aiutare le nuove generazioni a conoscere la patologia e fare prevenzione, in modo da evitare di ammalarsi.
Con «Br.a.ve.» l’obiettivo è anche raccogliere fondi per la ricerca, per il sostegno psico-oncologico e per macchinari utili ai reparti oncologici. La corsa e le maratone sono lo strumento per le charity. Con la Venice Marathon 100 atleti e atlete hanno corso per «Br.a.ve.». Ora l’associazione scende in campo nella Padova Marathon, il 23 aprile. E chiede aiuto attraverso la Rete del Dono: obiettivo è raccogliere i soldi per regalare alla Ginecologia dell’Ospedale di Padova un apparecchio per la laserterapia vaginale, indispensabile alle pazienti oncologiche e in menopausa chimica. Nel Veneto non esiste questo tipo di macchinario in strutture sanitarie, solo in quelle private, con sedute molto costose.
Una cordata di associazioni venete, Ryla Run Your Life Again, Pink Run e varie realtà imprenditoriali sono al fianco di «Br.a.ve.» in questa raccolta fondi, testimonial la campionessa veneziana Manuela Levorato, primatista italiana dei 100 metri. «L’atrofia vaginale, l’incontinenza urinaria e i problemi urogenitali sono molto seri e dolorosi per le donne portatrici di mutazione genetica Brca 1 e 2 che per ridurre il rischio di sviluppare il cancro hanno scelto interventi di asportazione seno e ovaie e menopausa chirurgica. E per le donne ammalate di tumori ormoni-sensibili». E la laser terapia è l’unica efficace opzione terapeutica.”
di FRANCESCA VISENTIN